sabato 11 ottobre 2008
Lotta ai fannulloni
Il ministro della pubblica funzione e dell’innovazione tecnologica è trionfante. Ha dichiarato guerra ai fannulloni e dice di aver ottenuto risultati strabilianti in pochissimo tempo. Dai dati forniti da alcuni uffici risulta una diminuzione del tasso di assenza per malattia nello scorso mese di luglio del 37%.
C’è un piccolo neo. Gli uffici che hanno risposto rappresentano 210 mila dipendenti, cioè una percentuale del totale pari al 7%. Non si hanno dati quindi sul 93% di tutti i pubblici dipendenti. Secondo i calcoli del ministro su base nazionale la riduzione sarebbe del 37-40%. Molti pensano che questo dato non abbia alcun valore.
Il ministro inoltre confonde gli assenteisti con i fannulloni, che sono altra cosa. I fannulloni sono presenti in ufficio ma lavorano poco o niente. La lotta a questi ultimi è molto più difficile, perché le cause sono molto complesse. Si tratta di gente che non è inserita nell’organizzazione del lavoro, ha cattivi rapporti con i colleghi e con il dirigente. Sono persone emarginate o autoemarginate. Non hanno responsabilità precise e vivono con disagio la loro permanenza in ufficio.
A parte i casi di tipo caratteriale, la responsabilità di queste situazioni dovrebbe essere attribuita al dirigente. Questo è uno dei compiti fondamentali della loro funzione. Coinvolgere nel lavoro, motivare e responsabilizzare tutti i collaboratori. Spesso però non è così. I dirigenti da tempo sono impotenti a risolvere questi problemi. Le cause principali sono: perdita di autorità, difficoltà a esprimere giudizi indipendenti sui collaboratori, interferenze di carattere sindacale, mancato appoggio pieno da parte dei superiori.
Sono questi i problemi che il ministro deve affrontare in via prioritaria. Dalla soluzione non facile degli stessi dipende anche il rimedio vero e duraturo per l’assenteismo. Allora si il ministro potrà dire di aver dato una mano a risolvere i tanti problemi delle pubbliche amministrazioni.