mercoledì 8 ottobre 2008
La Libia ci manda petrolio e clandestini
Una folta delegazione di politici italiani di tutti i colori, capitanata da un ex Presidente del Consiglio e senatore a vita si è recata in Libia per omaggiare il capo di quel paese. Nello stesso giorno sono sbarcati in Sicilia più di mille profughi su imbarcazioni provenienti dalla Libia. Sarà una coincidenza ma si ha l’impressione che il capo libico si prenda gioco dell’Italia.
Nella visita fatta circa un mese fa in Libia dal Presidente del Consiglio italiano, era stato affermato che i due principali aspetti positivi per l’Italia erano quello di assicurarsi la continuità delle forniture di petrolio e l’impegno di quel paese a ostacolare l’afflusso in Italia di emigrati da tutta l’Africa nera e dall’Oriente.
Per ottenere ciò il Governo italiano si è impegnato a sostenere ingenti spese (ancorché diluite nel tempo) per la costruzione di duemila Km. di autostrada fra Tripoli e Bengasi. Per frenare l’emigrazione clandestina, inoltre, l’Italia si è impegnata a fornire impianti di sorveglianza satellitare da installare ai confini meridionali del paese. Sarebbe stato inoltre concordato un pattugliamento congiunto al limite delle acque territoriali libiche. Successivamente è stato però precisato che questo controllo sarà effettuato esclusivamente dai libici su tre motovedette donate dall’Italia.
Questi mezzi probabilmente non sono stati ancora forniti, ma il capo libico continua a dimostrare di non voler muovere un dito per iniziare a limitare questo fenomeno. Anzi si potrebbe sospettare che lo stesso usi questa arma per tenere sotto pressione le nostre autorità e per far capire chi comanda nei rapporti tra i due paesi.
Se le cose non dovessero migliorare in breve tempo, il nostro governo dovrebbe spiegare sulla base di quali garanzie sono stati presi tanti gravosi impegni e su quali precedenti storici e diplomatici l’Italia, unica al mondo, ha chiesto ufficialmente scusa alla Libia per i danni arrecati durante il periodo coloniale.
Il capo libico, di contro, non ha voluto nemmeno prendere in esame la richiesta di risarcimento per i beni sequestrati a migliaia di italiani espulsi qualche anno fa. Egli sa di poter trattare da posizioni di forza perché ha potenti armi nelle sue mani. Alla luce di ciò risulta ancora più incomprensibile l’omaggio che numerosi politici italiani vecchi e nuovi hanno voluto tributargli ieri.