giovedì 30 ottobre 2008

Il ministro del dire



In questo governo che si autoqualifica del fare c’è un ministro del dire. Molti italiani lo amano e vorrebbero santificarlo, saltando anche la fase della beatificazione. Trattasi del ministro della funzione pubblica e dell’innovazione tecnologica. Dopo aver dimostrato di conoscere poco i problemi veri e i meccanismi di funzionamento della pubblica amministrazione, confondendo gli assenteisti con i fannulloni (vedi post precedente), ora ha fatto un altro proclama puramente demagogico.

Ha chiesto che vengano messi i tornelli anche all’ingresso dei tribunali. I magistrati lavorano poco. Bisogna controllare quando entrano e quando escono. Il commento più sintetico e più tagliente è stato quello del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati: il Ministro non sa di che cosa parla.

In punta di diritto occorre ricordare al ministro economista che la Costituzione italiana stabilisce vari principi. La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere (art. 104). I giudici sono soggetti solo alla legge (art.101). Il ministro della giustizia ha la facoltà di promuovere l’azione disciplinare (art.107), ma è solo il Consiglio Superiore della Magistratura ad avere il potere di dar corso all’azione e di adottare i provvedimenti disciplinari (art.105).

Di fatto il ministro da anche l’impressione di non essere mai stato in un tribunale, specie nella sezione civile dove pendono il maggior numero di processi. In Italia le strutture sono assolutamente carenti. Le stanze per i giudici. Le scrivanie. Il personale ausiliario. Gli strumenti di lavoro.

In alcune stanze ci sono due, tre e a volte quattro magistrati. Nelle stesse stanze si svolgono le udienze. Quando c’è udienza, con centinaia di avvocati che si accalcano sino nei corridoi, gli altri due o tre magistrati o vanno a spasso o vanno a casa, dove molti scrivono anche le sentenze. Si è mai sentito un ministro della giustizia che si preoccupi di questa situazione e proponga qualche rimedio? Si parla spesso di riforma della giustizia ma per fini ben diversi.

Si, ci sono tre milioni e mezzo di procedimenti civili pendenti e un milione e centomila penali. Queste cifre dicono che i procedimenti che annualmente si avviano sono superiori a quelli che vengono definiti. Ciò significa che i magistrati lavorano poco? In Italia ci sono diverse migliaia di magistrati. Certo tra i tanti ci sarà qualcuno che produce poco ma non si può generalizzare. Anche perché mediamente ogni magistrato italiano emette annualmente un numero di sentenze superiore alla media dei suoi colleghi in Europa.

Non sarà un malcostume italiano di ricorrere in giudizio per ogni minima bega e non significherà niente il fatto che nella sola città di Roma ci sono più avvocati che in tutta la Francia? Il problema come sempre è di estrema complessità ed è bene quindi che parli solo chi è competente istituzionalmente previo attento studio.