venerdì 24 ottobre 2008

L'Italia sta diventando un paese produttore di droga




Sino a poco tempo fa la cannabis, dalla quale si ricava marijuana e hashisc, arrivava per lo più in Puglia dall’Albania sui gommoni insieme ai profughi. Ora il traffico si è fatto più difficile e i rifornimenti sono diventati discontinui. La malavita organizzata, padrona di questo bussines, è corsa ai ripari. Scegliendo la soluzione più facile. Produrla in Italia, per lo più al sud, dove clima e ambiente sociale sono favorevoli.

Nell’ultimo anno sono state sequestrate circa due milioni di piante. Il 70% al sud e il resto in varie parti d’Italia. Trattasi di un’organizzazione perfetta. La mafia convince, prospettando larghi guadagni, contadini insospettabili a coltivare la cannabis accanto alle piante di pomodori e di uva. Forniscono istruzioni su coltivazione e cura e poi si presentano a ritirare il raccolto

A fine agosto i carabinieri di Barletta hanno scoperto nelle campagne di Canosa la seconda piantagione mai rinvenuta in Europa. Dieci serre coltivate a cannabis. Quattro mila metri quadrati di superficie. Piante alte tre metri da due kg. ciascuna. Un totale di trenta tonnellate. Il raccolto avrebbe fruttato al dettaglio 75 milioni di euro.

Le serre di Canosa sono solo la punta di un iceberg. Solo ad agosto sono state sequestrate 58 mila piante a Partitico, Palermo, in Provincia di Reggio Calabria e Crotone, a Terlizzi, nel Salento, persino a Torino.

Altro che Colombia. Qui il nemico è arrivato in casa. E’ facile immaginare quale nuovo compito ingrato incombe sulle nostre forze di polizia. Con gli scarsi mezzi a loro disposizione devono ora scovare tra milioni di coltivazioni in pianura, collina e montagna la temuta pianta di cannabis.

E'possibile che qualcuno, prima o poi, prenda in esame la possibilità di abbandonare questa caccia impossibile? Considerato anche che il consumo di marijuana e hashisc è meno dannoso dell’abuso di alcol e tabacco, ora sempre più diffuso tra i giovani.