domenica 30 novembre 2008

Nono processo per la strage di Brescia


Venerdì 28 novembre scorso è iniziato a Brescia il 9° processo per la strage di P.za Della Loggia di 34 anni fa. Otto morti e un centinaio di feriti. L’aula era deserta. C’erano solo gli avvocati e qualche parente delle vittime.

Tra gli imputati ci sono due già processati per la strage di P.za Fontana a Milano. Uno dei quali assolto, mentre l’altro, condannato, vive in Giappone con passaporto giapponese. C’è anche Pino Rauti, cofondatore del Movimento Sociale Italiano, di cui è stato presidente nel 1990-91. Poi fondatore di “Ordine Nuovo” e più recentemente di “Movimento Idea Sociale”.

E’ imputato anche un ufficiale dei carabinieri che all’epoca condusse le indagini, riscuotendo molti plausi per il suo zelo da parte dei magistrati inquirenti. L’accusa è non solo di aver depistato le indagini ma anche di aver supportato l’organizzazione degli attentati. Si raggiungerà una verità dopo 34 anni e nove processi? C’è da augurarselo.

Se le accuse risulteranno fondate, verrà rafforzata la tesi delle stragi di Stato, ordite da personaggi di estrema destra e da elementi deviati delle forze di sicurezza e dei servizi segreti. Tesi quanto mai angosciosa perché ci dice che tutte le stragi di quegli anni. P.za Fontana a Milano, P.za della Loggia a Brescia, l’Italicus, la stazione di Bologna ed altre facevano parte di un disegno criminoso teso a sovvertire l’ordine legale. E’ stata una trama oscura, di cui ancora non si conoscono i mandanti e gli esecutori. E soprattutto non ci lascia ancora oggi completamente tranquilli.

Da ultimo stringe il cuore constatare quanto poco interesse suscitino queste vicende dolorose e quanto labile sia la memoria degli italiani. Nemmeno i cittadini di Brescia hanno più voglia e interesse di sapere se si riesce dopo 34 anni ad accertare giudizialmente le responsabilità di una strage che ha colpito parenti, amici, concittadini.

sabato 22 novembre 2008

Energia solare più economica




La ricerca sull’efficienza dei pannelli solari fotovoltaici si avvia a fare un notevole passo in avanti. I pannelli attualmente in uso sono a base di silicio, materiale abbastanza costoso. Presso il dipartimento di scienza dei materiali dell’università di Milano Bicocca si sta realizzando un nuovo pannello che impiega in sostituzione del silicio un composto a base di rame, indio, gallio e selenio.

Questi nuovi materiali avrebbero rispetto al silicio molti importati vantaggi. A parità di spessore sono in grado di assorbire più radiazione solare. Sono inoltre più duttili giacchè possono essere prodotti in lamine sottili e quindi consentire di ottenere pannelli pieghevoli, flessibili e leggeri.

Inoltre la produzione di pannelli a film sottile abbatterebbe gli attuali costi di produzione e in pari tempo ridurrebbe il tempo di recupero della spesa di impianto. Dai 3 anni di quelli al silicio a soli 4 mesi. E’ utile anche ricordare che l’installazione di pannelli solari sia fotovoltaici per la produzione di energia elettrica sia termici per la produzione di acqua calda godono da parte dello stato e di molti enti locali di finanziamenti o di contributi a fondo perduto oltrecchè di un trattamento fiscale di favore.

Sarebbe auspicabile infine che i comuni dessero un impulso più decisivo, imponendo, per esempio, nelle concessioni edilizie l’obbligo di installare nelle nuove costruzioni pannelli solari in una determinata percentuale rispetto alla superficie o ai metri cubi. Sarebbe un passo decisivo verso un più ampio sfruttamento di una delle poche fonti di energia gratuita e inesauribile.

mercoledì 19 novembre 2008

Il miracolo di Napoli




Per tre mesi, all’inizio dell’anno, le televisioni hanno inondato tutto il mondo di foto di Napoli piena di montagne di spazzatura. Milioni di turisti hanno cambiato rotta, preferendo paesi più civili. Alla fine di aprile è arrivato un nuovo Presidente del Consiglio, che ha subito promesso di occuparsi personalmente del problema che si trascinava da tempo immemorabile.

Alla fine di luglio annuncio ufficiale: in 58 giorni Napoli era stata ripulita dalla spazzatura. Miracolo! E il popolo della libertà, fiero ed entusiasta, invocava: santo subito, santo subito. Da quel giorno, però, non si è più vista una foto delle strade e delle piazze di Napoli. Il problema era risolto. Perché sprecare tempo. Altri gravi problemi incombevano. L’Alitalia. La sicurezza. Etc.

Ma ecco la sorpresa. Domenica 16 novembre scorso c’è sulla terza rete RAI la trasmissione Report di Milena Gabanelli. Una giornalista che tutti gli anni viene premiata come miglior esempio di giornalismo d’inchiesta. Manda in onda un servizio sulla spazzatura di Napoli. Ed ecco riapparire le immagini viste per mesi. Strade piene di spazzatura, mobili sfasciati, lavandini, vasche da bagno e così via. Qualche intervistato sostiene che sotto questo campionario di vita partenopea si nascondano anche rifiuti tossici provenienti dalle industrie del nord.

Gli stessi e qualche altro della zona o di passaggio sono sicuri che quella roba sta li da tempo immemorabile. Nessuno l’ha mai tolta e naturalmente continua ad accumularsi. Ma allora che cosa è successo? Semplice. Con l’aiuto della polizia, dell’esercito e della protezione civile è stato ripulito il centro di Napoli. Ma nella periferia e nella provincia di Caserta tutto era rimasto come prima.

Si è appreso anche che il miracolo era stato possibile grazie a due decreti legge del governo precedente che aveva consentito di aprire le porte di due discariche in Irpinia. A questo punto il prodigio si è alquanto ridimensionato.

giovedì 13 novembre 2008

Obama e il problema razziale in USA




Gli americani di colore hanno votato in massa per Obama. Hanno pianto di commozione e di gioia il giorno della sua elezione a nuovo presidente degli Stati uniti di America. Hanno visto in lui la realizzazione di un sogno da molti ritenuto impossibile.

Obama è giovane, è bello, è elegante, è colto, è fornito di una oratoria brillante e coinvolgente. Ma non è né si è presentato come un campione della razza nera. Ha rivendicato i diritti di tutti. Libertà, giustizia, uguaglianza, benessere. Il grande sogno americano.

Ha sfruttato un momento estremamente favorevole per il partito democratico. Ha battuto un candidato che non è riuscito a scrollarsi l’handicap della fallimentare presidenza di George W. Bush. Ha fatto molte promesse che non potrà mantenere. Ma avrà certamente successo se sarà coerente con la sua ispirazione e saprà affrontare con decisione ed equilibrio gli enormi problemi che incombono.

Un problema che certamente non potrà risolvere sarà quello del solco che ancora separa la minoranza nera dalla maggioranza bianca degli Stati Uniti. Un solco scavato qualche secolo fa dai mercanti di schiavi che trasportavano in catene negri africani per lavorare nelle piantagioni di cotone degli stati americani del sud.

I negri USA hanno riconquistato da tempo la piena libertà. Hanno fatto grandi progressi sociali. Alcuni si sono arricchiti. Altri sono rispettati professionisti. Molti altri hanno raggiunto vertici di popolarità nello spettacolo e nello sport. Ma vi sono molti che non riescono ancora a superare l’ostacolo e finiscono nella palude dei poveri, dalla quale si esce a volte per riempire le carceri e i bracci della morte.

Obama non è il campione di una parte ma di tutta una nazione, alla cui costruzione hanno contribuito molte etnie provenienti da ogni parte della terra. Obama è figlio di una donna bianca e di un keniota, che certamente non si sentiva negro. E’ nato alle Hawaii ed è vissuto in Indonesia. Rientrato in patria si è dedicato ad attività sociali e ha percorso con successo tutti gli studi sino alla laurea ad Harvard.

Dalla Casa Bianca potrà essere veramente il presidente di tutti gli americani. Bianchi, neri, meticci. Potrà anche tentare di ridurre le distanze tra gli uni e gli altri. Tanto più quanto meno i neri d’America vorranno considerarlo come il loro campione esclusivo. Simbolo della loro rivincita razziale.

martedì 11 novembre 2008

L'Italia produce petrolio



A proposito, sapevate che l'Italia ha il più grande giacimento petrolifero d'Europa? No! Lo sapevo. Sta in Basilicata a 4 mila mt. di profondità. Ed é anche di facile estrazione, perché esce a pressione naturale.
Normalmente per estrarre il petrolio incorporato nelle rocce bisogna iniettare vapore o acqua calda ad alta pressione. Quello lucano esce, invece, così spontaneamente.
Che fortunati che siamo! E nientemeno é tanto da coprire il 10% di tutto il fabbisogno nazionale. Pensate, se la Basilicata si staccasse dal'Italia. Sarebbe un paese ricco come un emirato arabo.