lunedì 20 ottobre 2008

L'Italia è ancora una democrazia parlamentare?


Il Parlamento, Camera e Senato, non contano sempre meno. La magistratura è stata messa in soggezione. Dei tre poteri, che secondo Montesquieu erano a fondamento della democrazia moderna, ora quello che conta è solo uno: il potere esecutivo, cioè il governo.

Il processo di esautoramento del Parlamento è iniziato con l’approvazione di una nuova legge elettorale da parte del governo di destra a fine legislatura 2001-06. L’eliminazione del voto di preferenza ha tolto al cittadino la possibilità di scegliere la persona che ritiene più adatta a rappresentarlo. Tutti sanno le degenerazioni che provoca la preferenza: clientelismo, voto di scambio, etc. Ma la sua cancellazione produce effetti ancora più nocivi.

Con le liste bloccate, senza cioè voto di preferenza, vengono eletti automaticamente, nell’ordine in cui sono elencati, i candidati che il partito ha deciso di inserire. Nel caso di un partito in cui c’è una democrazia interna con pluralità di orientamenti, si può presumere che la lista sia frutto di un confronto e di una decisione collegiale. Ma se invece il partito fa capo a una sola persona che decide per tutti, le conseguenze sono quelle che possiamo constatare ora.

I membri della destra dell’attuale parlamento, in particolare quelli della frazione maggioritaria al suo interno, sono stati scelti dal loro capo uno per uno in base a precisi criteri. Assoluta fedeltà, disponibilità totale a sostenere le tesi e le argomentazioni del capo (fino al punto di usare le stesse parole).

La loro presenza in Parlamento ha solo una funzione: votare in blocco e senza eccezioni di sorta i provvedimenti del governo. Questo, peraltro, sia per guadagnare tempo, sia per azzerare la possibilità di proporre emendamenti ha usato sinora in larga misura lo strumento del decreto legge, che, come noto è immediatamente esecutivo salvo ratifica del Parlamento entro 60 giorni. In quella occasione poi il Governo mette quasi sempre la questione di fiducia, in modo da impedire qualsiasi discussione e confronto.

Questo uso del DL è palesemente incostituzionale, in quanto riservato ai casi di estrema urgenza e necessità. Pensate al lodo, che porta il nome del ministro della giustizia, emanato con DL e approvato con voto di fiducia. Qual era l’urgenza? Gli effetti di questo modo di procedere sono deleteri per il corretto funzionamento della democrazia. Il Parlamento e in particolare l’opposizione sono ridotti al silenzio.

Qualche tempo fa il governo “è andato sotto” in Parlamento a causa di larghe assenze di suoi membri. Il capo gruppo della maggioranza ha inviato a tutti i suoi colleghi una dura lettera di biasimo, che contiene queste significative frasi: “Lei durante la votazione n. 93 di mercoledì 1° ottobre era assente!”, “Questo non è ammissibile”, “ è una vergogna”, “Lei ha arrecato un grave danno al gruppo, alla maggioranza, al governo e al paese. Non sarà più consentito.”

Nella storia d’Italia nessun parlamentare ha mai ricevuto simile rimproveri e minacce. Poiché i parlamentari non possono essere licenziati durante il mandato, che succederà se l’incidente dovesse ripetersi!