lunedì 19 gennaio 2009

Il governo snobba il Parlamento


Qualche giorno fa la Camera dei Deputati ha approvato il decreto legge sulle misure economiche anticrisi. Era il più importante provvedimento dall’inizio della legislatura. Per questo la TV di stato l’ha trasmessa in diretta. Avvenimento molto raro.

Nonostante le acrobazie delle telecamere, che cercavano di non inquadrare il banco del governo, a un certo punto si è intravisto che lo stesso era completamente vuoto. Mentre i relatori dell’opposizione criticavano aspramente questa assenza, è apparsa sul banco una qualificata rappresentanza del governo. Il ministro delle pari opportunità e il ministro della gioventù.

Il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’economia, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dl lavoro e della solidarietà sociale, il Ministro per l'ambiente non avevano tempo da perdere. Tanto l’approvazione del DL era scontata, visto che la maggioranza ha un largo margine ed era stata anche apposta la questione di fiducia.

Questo conferma l’opinione già espressa in passato dai più alti rappresentanti del governo. Il passaggio dei provvedimenti di legge in Parlamento è un impiccio, una perdita di tempo imposta dalla Costituzione. I ministri hanno da lavorare. E’ sufficiente affidare il disbrigo di questa formalità alla numerosa falange di parlamentari della maggioranza nominata dal partito.

Che questo rappresenti uno schiaffo alle regole della democrazia, ai rappresentanti del popolo che siedono in Parlamento e quindi a tutti i cittadini italiani non sfiora minimamente i pensieri dei nostri governanti. Il Presidente del Parlamento e l’opposizione dovrebbero assumere un atteggiamento molto più drastico. Per esempio non iniziare il dibattito finchè non sia presente una adeguata e competente rappresentanza del governo.

Peraltro, i primi a ribellarsi dovrebbero essere proprio i deputati della maggioranza. Che vengono inviati in aula, sotto il controllo minaccioso del capogruppo, solo per votare si, senza chiacchere e altre storie. Come un gregge di pecore.