sabato 16 maggio 2009
Vive ancora il sogno dell'Europa politica?
No. E’ morto e sepolto da lungo tempo. Con i suoi grandi sostenitori: Adenauer, Shumann, De Gasperi, Spinelli. Quando eravamo studenti, ci dicevano che era stata scelta la via dell’integrazione economica come premessa per giungere all’unità politica.
Era stato l’impegno solenne dei sei paesi fondatori, tra cui l’Italia, ma ormai non se ne parla più. Nel frattempo l’integrazione economica si trascina da decenni tra mille ostacoli, diffidenze e aperti scetticismi. La mancanza di un minimo di coordinamento in occasione della grave crisi economica che attraversiamo è la prova evidente degli egoismi nazionali risorti più forti che mai.
L’elezione di un parlamento europeo era stato un altro momento di grande entusiasmo e speranza. Sinora ha concluso poco, ma in questi giorni, in cui ci prepariamo a eleggere i nostri rappresentanti, ci accorgiamo che è solo una corsa a riempire poltrone, retribuite 30 mila Euro al mese, da parte di veline, aspiranti attrici, cantanti in pensione, politici riciclati e ogni risma di personaggi sconosciuti a caccia di soldi e privilegi.
Il primo colpo mortale al processo di integrazione fu l’entrata della Gran Bretagna, alla quale si era opposto sempre il Generale De Gaulle, che conosceva bene gli inglesi. Ma tutti fecero finta di non sapere che questo paese entrava al solo scopo di impedire dall’interno qualsiasi forma di integrazione. Prova ne sia, se ce ne fosse bisogno, che la Gran Bretagna non ha aderito né all’Euro né al trattato di Shengen.
Quello decisivo è stato l’allargamento sconsiderato a ben 27 paesi, molti dei quali, leggi est Europa, sono interessati solo agli aiuti economici e alla libera circolazione di merci e persone, mentre il loro punto di riferimento sono esclusivamente gli Stati Uniti d’America, dei quali sono fedelissimi alleati. Siamo all’assurdo che il paese che ha attualmente le presidenza semestrale dell’UE, la Cechia, annovera un Capo dello Stato dichiaratamente contrario all’Europa e un primo ministro euroscettico. E non manca chi vuole allargarla ulteriormente ad altri paesi dei balcani per giungere sino all’Ucraina e alla Georgia, dopo aver inglobato la Turchia, un paese di 72 milioni di mussulmani.
La bocciatura della nuova costituzione europea e della sua versione edulcorata ha posto la parola fine. Senza il principio delle decisioni a maggioranza, in luogo dell’unanimità, com’è attualmente, l’Europa resterà una babele inutile e dannosa. Sarebbe il caso di ricominciare da capo con chi ci sta senza eccezioni e sofismi per riprendere la marcia iniziale. Quella attuale può anche restare in vita come semplice zona di libero scambio, sempre che abbia un senso in un mondo globalizzato.
martedì 31 marzo 2009
Pericolo nucleare
Avete visto la puntata di REPORT su RAI 3 domenica sera 29 marzo? Parlava dei problemi delle centrali nucleari, delle loro scorie e dei danni immediati e a lungo termine. Il Presidente del Consiglio, il Ministro per lo sviluppo economico e quello dell’ambiente sono tenuti a far sapere se ritengono falso quanto affermato in quel programma. In caso affermativo dovrebbero intimare alla Rai di smentire apertamente i suoi giornalisti nelle fasce di maggior ascolto. Possibilmente nei TG di prima serata.
Diversamente, da grandi sostenitori del ritorno al nucleare, dovrebbero farsi un esame di coscienza e invertire la rotta, annullando prontamente tutte le decisioni prese in merito, compreso l’accordo firmato in pompa magna con il Presidente francese Sarkozy.
Non stiamo parlando di noccioline ma della vita presente e futura di milioni di persone. E a proposito chi l’avesse persa la trasmissione in questione può ancora vederla sul sito www.rai.it.
sabato 21 marzo 2009
Il Vaticano e l'Italia
La DC ha governato per quarantanni con l’appoggio incondizionato del Vaticano, della Chiesa, di tutte le parrocchie. Ora ci accorgiamo che la Democrazia Cristiana è stato un partito laico. Laico non significa essere anticlericale o ateo. Questi ci sono sempre stati, ma sono una estrema minoranza. Laico significa avere la propria fede. Professarla più o meno intensamente. Ma in pubblico, soprattutto quando si ha un ruolo istituzionale, si agisce secondo ragione e nell’interesse generale. Il più laico di tutti in Italia è stato Alcide De Gasperi. Aveva una profonda fede cattolica e un ottimo rapporto con la Chiesa, ma in alcune circostanze seppe dire no alle richieste del Vaticano.
Ora che la DC si è frantumata, i cattolici stanno in tutti i partiti, di destra, di centro e di sinistra. Con la conseguenza che, poiché il Vaticano e le parrocchie muovono sempre molti voti e preferenze, tutti fanno a gara a chi è più cattolico, più osservante, più prono ai desideri e alle direttive di oltre Tevere. A questi si aggiungono i laici o atei ex di sinistra passati a destra. Socialisti, liberali, repubblicani, radicali. Tacciono, obbediscono in silenzio o in alcuni casi sono i più ferventi difensori delle tesi della Chiesa. E’ facile constatare che c’è molto opportunismo perché la destra ora è vincente e chi viene da sinistra o da posizioni laiche per fare strada deve farsi perdonare il passato e dimostrarsi più realista del re.
Questo spiega perché la chiesa ha ottenuto negli ultimi anni privilegi in contrasto con la stessa Costituzione Italiana da governi di destra e di centro sinistra, come il finanziamento alla scuola privata e l’esenzione dell’ICI anche sugli immobili commerciali. Ora le pretese sono aumentate. Dopo aver subito, governando la DC, la legge sul divorzio e sull’aborto, ha imposto una legge sulla fecondazione artificiale, che praticamente la rende molto difficile, come il divieto di ricerca sulle cellule staminali embrionali. E’ sul punto di essere approvata un’altra legge, che toglie a tutti la libertà di predeterminare, in conformità all’art. 32 della Costituzione, i trattamenti medici ai quali non intende essere sottoposto in caso di stato di incoscienza, comprese idratazione e alimentazione forzata.
Questi divieti non esistono in nessun paese del mondo. Ma l’Italia è diversa. E’ la sede del Pontefice. E l’attuale, che ha nostalgie preconciliari, non consente alla Repubblica Italiana piena libertà e autonomia e intende imporre per legge i principi morali della religione cattolica, grazie all’accondiscendenza di una classe politica italiana debole e servile.
martedì 17 marzo 2009
Il palazzaccio di vetro
Una domanda facile facile. L’ONU esiste ancora? Non lo si sente più nominare. Il suo evanescente segretario generale, di cui pochi conoscono il nome, che cosa fa? E il Consiglio di sicurezza si riunisce? Prende decisioni? In realtà l’0rganizzazione delle Nazioni Unite, costituita nel 1945 in sostituzione della Società delle Nazioni, che aveva fallito il suo compito, non essendo riuscita a evitare la seconda guerra mondiale, ha svolto per decenni un ruolo sostanzialmente formale, in appoggio sostanziale alla politica degli Stati Uniti. Ultimo caso: la guerra in Iraq, decisa unilateralmente dagli USA.
Il suo ruolo e la sua influenza sono andati progressivamente scemando. Non è che prima abbia risolto grandi problemi, ma almeno ci provava. La realtà è che così come è strutturato non è in grado di prendere alcuna decisione sui più gravi conflitti mondiali. L’Assemblea generale, che si riunisce una volta l’anno è una rassegna di capi di stato, che pronunciano discorsi magniloquenti senza nessun seguito e destinati rapidamente all’oblio. Qualche delibera apparentemente di grande rilevanza, come quella adottata nell’ultima sessione, di sospensione della pena di morte, con grande impegno della diplomazia italiana, è rimasta li incorniciata e non ha salvato una sola vita in tutto il mondo.
Il Consiglio di sicurezza, il vero organo esecutivo, si riunisce regolarmente e in occasione di gravi crisi, ma difficilmente riesce ad adottare risoluzioni importanti, dovendo superare il veto dei membri permanenti: USA, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, che naturalmente di rado sono tutti d’accordo.
L’attuale struttura, fatta di membri permanenti con diritto di veto e membri non permanenti, che fanno solo numero, non funziona ed è tra l’altro superata. Il mondo in questi anni è cambiato. L’esclusione della Germania unificata, terza potenza mondiale, e di grandi paesi emergenti come l’India e il Brasile contribuisce a esautorare l’Organizzazione. L’aspirazione dell’Italia di inserirsi tra i pretendenti è velleitaria se non fosse risibile, considerando la deriva di arretratezza in tutti i campi in cui sta precipitando il paese e la disistima che si sono guadagnati all’estero i governanti italiani. L’idea di attribuire un seggio all’Unione Europea è irrealizzabile, perché la Germania non lo accetta e l’UE è una babele allo sbando.
Resta questo esercito di funzionari, esperti, consulenti, istituzioni e sedi sparsi in tutto il mondo, con lauti compensi, esenti da ogni imposta nazionale, che si occupano dei problemi del mondo senza risolverne alcuno. Ma intanto sbarcano il lunario da gran signori.
sabato 7 marzo 2009
L'Iraq e la democrazia
L’ex presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto alla fine del suo mandato che la guerra in Iraq era stata un grave errore. All’epoca fu condivisa solo da Gran Bretagna, Spagna e Italia, contro tutto il reto del mondo. La motivazione ufficiale fu che quel paese disponesse di armi di distruzione di massa e fosse sul punto di approntare armi nucleari.
I fatti dimostrarono che l’Iraq a stento disponeva solo di armi tradizionali non di ultima generazione. Gli americani e i britannici avanzarono rapidamente senza grande opposizione ed espugnarono una capitale praticamente indifesa. Il dittatore e gran parte dei massimi capi non riuscirono o non vollero scappare in un rifugio sicuro e si fecero catturare come topi sbandati.
Poco dopo, l’America dichiarò che la guerra era finita con una vittoria su tutto il fronte e arrivarono così anche gli italiani a dare una mano. Ma la situazione era un po’ diversa. Si scatenò la guerriglia e gli attentati terroristici fin nel cuore delle capitale. La lunga processione ben occultata di bare verso gli USA aumentò di giorno in giorno e con i metodi di guerra degli americani più di un milione di iracheni ascese al paradiso di Allah.
Raggiunto dopo anni un accordo, non si sa quanto duraturo, tra sunniti, sciiti e curdi e ottenuto un minimo di tregua, si fecero le elezioni generali, si elesse un presidente, un parlamento e un governo. E fu la democrazia!
Il nuovo presidente USA ha annunciato ora che entro agosto del 2010 le truppe americane torneranno a casa, cioè tra un anno e otto mesi, come dire che la guerra non è ancora finita. Dopo tale data resterà comunque un contingente di soli 50.000 soldati a tempo indeterminato. Come successo in Corea del Sud dove è di stanza dal 1948 un consistente presidio di soldati americani.
Nonostante tutto ciò, c’è ancora in Italia il direttore di uno dei quotidiani della famiglia del primo ministro che ripete a ogni piè sospinto, con malcelata vanagloria, che gli americani hanno vinto in Iraq, portando la democrazia in un paese che era soggiogato dalla dittatura. E volendo significare: ho avuto ragione io, che ho sempre sostenuto l’intervento a spada tratta contro i molti.
Che per ottenere questa finta e precaria democrazia siano stati sacrificati 4.200 soldati americani e 1.200.000 iracheni non ha importanza. Senza considerare le atrocità delle prigioni tipo Abu Ghraib e del lagher di Guantanamo, dove ancora sono detenuti da anni in condizioni disumane migliaia di presunti terroristi, senza prove, senza processi, senza assistenza legale.
A parte la fondatezza del diritto di una potenza straniera di invadere con le armi un altro paese sovrano per imporre la propria democrazia a popolazioni abituate da secoli a vivere in diverse forme organizzative, è proprio sicuro, caro direttore, che il risultato ottenuto giustifichi la montagna di morti e di atrocità su cui è stato costruito?
martedì 3 marzo 2009
PD, mancanza di coerenza e trasparenza
Alla vigilia della discussione finale in commissione della legge sul testamento biologico, è stato sostituito il capo della minoranza PD, strenuo sostenitore da anni della necessità di tale provvedimento, con un’altra parlamentare PD, integralista cattolica.
Il primo si era correttamente dimesso da tre mesi, avendo ricevuto un altro incarico nel settore della sanità. La lettera era rimasta nel cassetto della capo gruppo in senato, ma è stata tirata fuori alla vigilia della discussione finale in commissione sul progetto della maggioranza. La subentrante aveva subito assicurato che si sarebbe adeguata all’indirizzo prevalente del suo partito ma all’atto della votazione si è astenuta invece di votare contro. Ha fatto poi capire che in aula avrebbe potuto votare a favore del progetto governativo per questione di coscienza.
Questo è uno dei tanti episodi che sta portando il PD nel caos. La gente non capisce più che cosa è e che cosa vuole questo partito. Nel discorso del nuovo segretario era sembrato di capire che c’era un orientamento ufficiale a favore della libertà dell’individuo sulle scelte relative al fine vita. Dopodichè tutti assistono indifferenti ai comportamenti e alle dichiarazioni della capogruppo in commissione del partito.
Non è possibile non chiedersi chi ha deciso la sua scelta e perché proprio in questo momento. Il nuovo segretario non ha poteri per rimuoverla? Evidentemente la sua nomina non è casuale e deve essere stata patrocinata da potenti personaggi contro i quali nessuno può far nulla.
mercoledì 25 febbraio 2009
Giovinezza, giovinezza
Giovinezza, giovinezza. Sembra che la base del Partito Democratico non chieda altro. Sostituire tutta l’attuale classe dirigente con una generazione di giovani. Ma per fare che cosa? Nessuno lo dice. Allora è il posto per il posto. Queste cose si dicono quando non si hanno idee e programmi precisi da proporre. Buttiamo tutto per aria e cerchiamo di sistemarci.
Il campione di questa moda è il poco più che trentenne presidente della provincia di Firenze. Ha vinto le primarie per le elezioni a sindaco con oltre il 40% delle preferenze. Tema principale della sua campagna è stato dire di tutto e di peggio sul segretario nazionale del suo partito. Dopo le elezioni di Franceschini, ha commentato: non si risolve la crisi del PD eleggendo il vicedisastro al posto del disastro.
Il giovane è pieno di sè. E'un saputello. Ma i cinquantenni e sessantenni che lo hanno preceduto hanno ancora molte cose da insegnargli. Il rinnovamento certo va fatto, ma con gradualità per fondere le esperienze dei più anziani con le nuove idee e l’entusiasmo dei più giovani.
Il toscano dica bene cosa propone sui problemi più scottanti del partito. Organizzazione, tipo di opposizione, contrasti sui temi etici, misure efficaci per risolvere la crisi e poi cerchi di vincere le elezioni questa volta criticando i veri avversari, la destra e il suo alcazar.
E infine non dimentichi che gli anni passano in fretta per tutti. Se pensa di far strada solo perché è più giovane e gli attuali dirigenti sono cotti e rimbambiti gli capiterà presto di trovare un ventenne che lo vorrà mandare a casa perché lo considera vecchio. Succederà come durante la rivoluzione francese, quando ogni rivoluzionario trovava sempre uno ancora più rivoluzionario che lo mandava al patibolo. Al PD no serve collezionare teste mozzate. Ma una fusione tra le varie anime e generazioni e una leadership riconosciuta, che prenda decisioni rapide e le faccia rispettare a tutti.
sabato 21 febbraio 2009
La grande manipolazione
Stupri di qua, stupri di la. I giornali e le televisioni non parlano d’altro. Il governo emette l’ennesimo decreto legge urgente, anche se si apprende che il numero di stupri è diminuito nell’ultimo anno rispetto all’anno precedente. E’ aumentato però l’allarme sociale e chi lo fa aumentare questo allarme? I giornali e le televisioni, che versano fiumi di parole e di immagini su questi episodi e trascurano altri problemi molto più gravi, come la crisi economica, i fallimenti delle imprese, i licenziamenti, le disavventure delle banche.
E poi, dove sono finiti i pedofili, che per lunghi periodi hanno occupato le prime pagine. E le madri che ammazzano i figli? E i figli che ammazzano i genitori? In vacanza, in attesa di tornare agli onori della cronaca appena farà comodo.
Che significa tutto ciò? Semplice. L’opinione pubblica è manipolata. I giornali e le televisioni sono strumenti del potere, che li usano per diffondere entusiasmo o panico a seconda delle convenienze. Per nascondere i veri problemi, che non si vogliono risolvere. Per far dimenticare la facili promesse fatte in campagna elettorale, che non si possono mantenere.
Intanto gli italiani, che hanno notoriamente memoria corta, si appassionano ai reality, ai pettegolezzi dello star system nostrano, al festival di San Remo, al campionato di calcio e così via. Carpe diem, quam minime credulas postero, precettava Ovidio, e la gente si adegua volentieri.
mercoledì 4 febbraio 2009
La Repubblica Italiana è basata sulla disinformazione
La CGIL non ha sottoscritto l’accordo con la Confindustria sul nuovo modello di contrattazione collettiva. Hanno firmato CISL e UIL. E’ una grave rottura del fronte sindacale che non rende felice nessuno. Tranne il ministro del lavoro e della salute, ex socialista, da tempo impegnato nel tentativo di isolare la CGIL e nell’escogitare provvedimenti, d’intesa con il Vaticano, per salvare la vita a una donna morta 17 anni fa.
La CGIL è la più antica e più grande organizzazione sindacale italiana. Ha grandi competenze in materia e certamente ha buone ragioni per ritenere che il nuovo accordo non giova ai lavoratori. Altrettante ragioni penso abbiano gli altri sindacati. Ma allora, mi spiegate perché TV e giornali si limitano ad annunciare solo titoli e pochi elementi di superficie. Nessuno che abbia ritenuto utile se non necessario fare una dibattito approfondito o pubblicare il testo dell’accordo, mettendo in evidenza i punti salienti del contrasto tra le parti?
I mezzi di comunicazione dovrebbero fare informazione. Aiutare la gente a capire qual è il motivo del contrasto. Dove sta la ragione e il torto o, come è più probabile, come si ripartiscono questi tra una parte e l’altra. E invece no. Si va avanti per slogan, per partito preso, per compiacere i padroni. Quanto ai cittadini, meno sanno e capiscono e meglio è.
Per quanto risulta, c’è stato un solo commento su un sito di un noto professore di diritto del lavoro, attualmente senatore del PD, che ha esaminato con un minimo di dettaglio il provvedimento, mettendo in evidenza gli aspetti positivi, a suo giudizio. Peccato che manchino le argomentazioni della parte in disaccordo, in modo che ognuno, se ha voglia e ne è capace, possa farsi un’idea personale.
mercoledì 28 gennaio 2009
Le misure anticrisi devono essere lungimiranti
Gli economisti sono d’accordo che la crisi economica mondiale sarà acuta e durerà 1-2anni. Aggiungono anche che, superata la crisi, molte cose risulteranno cambiate e che a uscire prima e in migliori condizioni saranno quei paesi che avranno adottato tempestivamente la migliori misure anticrisi.
I principali paesi occidentali, USA, Germania, Francia, Gran Bretagna stanno adottando massicci interventi per sostenere la produzione e le fasce più povere della popolazione. L’Italia sta a guardare. Con il pretesto dell’ingente debito pubblico, si è limitata a piccole misure tampone. Carta sociale da 40 Euro al mese e una tantum da 200-1000 Euro per le famiglie poverissime. Sostegni alle imprese, aiuti ai lavoratori licenziati, non coperti da cassa integrazione, riduzione delle imposte ai lavoratori dipendenti, i cui compensi si assottigliano non solo con l’inflazione ma anche a causa del drenaggio fiscale, per il momento sono chimere.
Il Presidente del Consiglio si limita a distribuire ottimismo e a invitare a spendere, naturalmente chi può, per sostenere i consumi e quindi la produzione. Sono inviti demagogici a costo zero, che ignorano la gravità della realtà. Tra l’altro, quando si è trattato di abolire l’ICI a chi la può pagare e regalare l’Alitalia a un gruppo di soliti noti, addossando tutti i debiti ai contribuenti, nessuno si è preoccupato del debito pubblico.
Ma c’è un altro aspetto molto importante che riguarda tutti i paesi. La crisi, dicono anche gli economisti, è una buona occasione per correggere molte strutture dell’attuale sistema economico. Innanzitutto occorre rivedere le regole e il sistema dei controlli, che non hanno funzionato o sono state aggirati, creando voragini monumentali nel sistema finanziario mondiale. Inoltre, occorre scegliere le misure anticrisi con lungimiranza. Incoraggiare le ristrutturazioni industriali e orientare la ricerca e le produzioni verso il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti alternative e non inquinanti.
Per questa via si affronterà il problema non più dilazionabile della riduzione del CO2 e delle polveri sottili. Si conterrà sensibilmente la dipendenza dai combustibili fossili e si aumenterà la competitività del nostro sistema paese rispetto ad altri che avranno scelto strade diverse. Questo sarà decisivo quando si avvierà la ripresa e il prezzo del petrolio schizzerà di nuovo verso l’alto. A 150-200 $ il barile. Obama ha scelto con decisione questa via. E i nostri governanti?
giovedì 22 gennaio 2009
Me ne frego
Era un motto del ventennio. Vero? Ora è tornato di moda. L'ha pronunciato il presidente del consiglio commentando l'offerta del capo del principale partito di opposizione di collaborare alla definizione delle misure anticrisi.
Tralasciando ogni considerazione sulla qualità e sul livello dei rapporti tra i massimi rappresentanti delle nostre istituzioni, vogliamo augurarci che questo sia l'ultimo motto del ventennio a tornare di moda.
lunedì 19 gennaio 2009
Il governo snobba il Parlamento
Qualche giorno fa la Camera dei Deputati ha approvato il decreto legge sulle misure economiche anticrisi. Era il più importante provvedimento dall’inizio della legislatura. Per questo la TV di stato l’ha trasmessa in diretta. Avvenimento molto raro.
Nonostante le acrobazie delle telecamere, che cercavano di non inquadrare il banco del governo, a un certo punto si è intravisto che lo stesso era completamente vuoto. Mentre i relatori dell’opposizione criticavano aspramente questa assenza, è apparsa sul banco una qualificata rappresentanza del governo. Il ministro delle pari opportunità e il ministro della gioventù.
Il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’economia, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dl lavoro e della solidarietà sociale, il Ministro per l'ambiente non avevano tempo da perdere. Tanto l’approvazione del DL era scontata, visto che la maggioranza ha un largo margine ed era stata anche apposta la questione di fiducia.
Questo conferma l’opinione già espressa in passato dai più alti rappresentanti del governo. Il passaggio dei provvedimenti di legge in Parlamento è un impiccio, una perdita di tempo imposta dalla Costituzione. I ministri hanno da lavorare. E’ sufficiente affidare il disbrigo di questa formalità alla numerosa falange di parlamentari della maggioranza nominata dal partito.
Che questo rappresenti uno schiaffo alle regole della democrazia, ai rappresentanti del popolo che siedono in Parlamento e quindi a tutti i cittadini italiani non sfiora minimamente i pensieri dei nostri governanti. Il Presidente del Parlamento e l’opposizione dovrebbero assumere un atteggiamento molto più drastico. Per esempio non iniziare il dibattito finchè non sia presente una adeguata e competente rappresentanza del governo.
Peraltro, i primi a ribellarsi dovrebbero essere proprio i deputati della maggioranza. Che vengono inviati in aula, sotto il controllo minaccioso del capogruppo, solo per votare si, senza chiacchere e altre storie. Come un gregge di pecore.
sabato 17 gennaio 2009
Il peccato della guerra in Iraq
Il Presidente uscente degli Stati Uniti d’America per la seconda volta negli ultimi giorni ha riconosciuto di aver compiuto negli otto anni di presidenza molti errori. Il più grave dei quali è stata la guerra in Iraq, motivata dal presunto possesso da parte di quel Paese di armi di distruzione di massa. Il pretesto si è dimostrato totalmente infondato. Questa confessione fa onore al Presidente anche se non attenua la sua responsabilità per le migliaia di morti e le sofferenze inflitte.
E il governo di destra italiano, che sostenne fortemente quella scelta, prendendo la decisione di inviare i nostri militari in una finta missione di pace in un paese dove si combatteva aspramente, che cosa ha da dire ora. Niente. Tace. E i tanti sostenitori, giornalisti e politici, i quali difesero con calore quella scelta, che fanno ora. Acqua in bocca. Fanno finta di niente. In America un presidente, ancorchè discusso, ha la dignità di riconoscere un grave errore. Virtù sconosciuta in Italia, paese popolato da furbi, opportunisti e servi.
martedì 6 gennaio 2009
La deriva
Gli autori del libro LA CASTA hanno pubblicato qualche mese fa un altro volume LA DERIVA. Sottotitolo PERCHE’ L’ITALIA RISCHIA IL NAUFRAGIO. La sua lettura è sconfortante anche per i più vaccinati e rafforza la convinzione che l’unico rimedio possibile è ormai quello di cambiare paese.
Il libro contiene una rassegna documentata, con ricchezza di dettagli, degli abusi, dei privilegi, della bramosia di danaro, della illegalità diffusa di tutta la politica e della società italiana, di cui la prima è espressione. In Italia non solo non ci sono più ideali ma sono affondati anche i valori e le regole fondamentali di una comunità.
Il libro non ha avuto lo stesso successo del primo, perché buona parte degli italiani ama coltivare solo il proprio orticello, si trastulla con il pettegolezzo televisivo e dimentica tutto in fretta, impegnato nel tran tran della vita quotidiana.
E i politici? Loro si l’hanno letto. E che reazione v’è stata. Nessuna. Visto come sono andate le cose dopo le reazioni al libro LA CASTA, quando molti avevano promesso riforme drastiche immediate, che nessuno ha visto, la regola aurea è: CALATI JUNCU, CA PASSA ‘A CHINA. Piegati giunco, che passa la piena.
E i cittadini onesti, che ci sono e tanti. Quelli che lavorano con impegno, pagano tutte le tasse, non hanno privilegi, non rubano e non truffano nessuno. Loro non contano, non hanno voce, anche perché tutti i mezzi di comunicazione, TV e giornali, sono controllati dal potere politico-economico. E’ rimasto solo Internet, dove qualche blog cerca di risvegliare l’attenzione. Ma v’è chi sta pensando a porre un rimedio anche a questo.
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