sabato 17 gennaio 2009
Il peccato della guerra in Iraq
Il Presidente uscente degli Stati Uniti d’America per la seconda volta negli ultimi giorni ha riconosciuto di aver compiuto negli otto anni di presidenza molti errori. Il più grave dei quali è stata la guerra in Iraq, motivata dal presunto possesso da parte di quel Paese di armi di distruzione di massa. Il pretesto si è dimostrato totalmente infondato. Questa confessione fa onore al Presidente anche se non attenua la sua responsabilità per le migliaia di morti e le sofferenze inflitte.
E il governo di destra italiano, che sostenne fortemente quella scelta, prendendo la decisione di inviare i nostri militari in una finta missione di pace in un paese dove si combatteva aspramente, che cosa ha da dire ora. Niente. Tace. E i tanti sostenitori, giornalisti e politici, i quali difesero con calore quella scelta, che fanno ora. Acqua in bocca. Fanno finta di niente. In America un presidente, ancorchè discusso, ha la dignità di riconoscere un grave errore. Virtù sconosciuta in Italia, paese popolato da furbi, opportunisti e servi.