mercoledì 28 gennaio 2009

Le misure anticrisi devono essere lungimiranti


Gli economisti sono d’accordo che la crisi economica mondiale sarà acuta e durerà 1-2anni. Aggiungono anche che, superata la crisi, molte cose risulteranno cambiate e che a uscire prima e in migliori condizioni saranno quei paesi che avranno adottato tempestivamente la migliori misure anticrisi.

I principali paesi occidentali, USA, Germania, Francia, Gran Bretagna stanno adottando massicci interventi per sostenere la produzione e le fasce più povere della popolazione. L’Italia sta a guardare. Con il pretesto dell’ingente debito pubblico, si è limitata a piccole misure tampone. Carta sociale da 40 Euro al mese e una tantum da 200-1000 Euro per le famiglie poverissime. Sostegni alle imprese, aiuti ai lavoratori licenziati, non coperti da cassa integrazione, riduzione delle imposte ai lavoratori dipendenti, i cui compensi si assottigliano non solo con l’inflazione ma anche a causa del drenaggio fiscale, per il momento sono chimere.

Il Presidente del Consiglio si limita a distribuire ottimismo e a invitare a spendere, naturalmente chi può, per sostenere i consumi e quindi la produzione. Sono inviti demagogici a costo zero, che ignorano la gravità della realtà. Tra l’altro, quando si è trattato di abolire l’ICI a chi la può pagare e regalare l’Alitalia a un gruppo di soliti noti, addossando tutti i debiti ai contribuenti, nessuno si è preoccupato del debito pubblico.

Ma c’è un altro aspetto molto importante che riguarda tutti i paesi. La crisi, dicono anche gli economisti, è una buona occasione per correggere molte strutture dell’attuale sistema economico. Innanzitutto occorre rivedere le regole e il sistema dei controlli, che non hanno funzionato o sono state aggirati, creando voragini monumentali nel sistema finanziario mondiale. Inoltre, occorre scegliere le misure anticrisi con lungimiranza. Incoraggiare le ristrutturazioni industriali e orientare la ricerca e le produzioni verso il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti alternative e non inquinanti.

Per questa via si affronterà il problema non più dilazionabile della riduzione del CO2 e delle polveri sottili. Si conterrà sensibilmente la dipendenza dai combustibili fossili e si aumenterà la competitività del nostro sistema paese rispetto ad altri che avranno scelto strade diverse. Questo sarà decisivo quando si avvierà la ripresa e il prezzo del petrolio schizzerà di nuovo verso l’alto. A 150-200 $ il barile. Obama ha scelto con decisione questa via. E i nostri governanti?