mercoledì 17 dicembre 2008
Gramsci e la Chiesa Cattolica
Un alto prelato del Vaticano ha affermato recentemente che Antonio Gramsci accettò di ricevere i sacramenti in punto di morte. Gramsci, uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano, morì nel 1937. Dopo 71 anni perché l’alto prelato ci dà questa notizia? E da chi e quando l’ha appresa ?
Lo scopo è evidente. Affermare la superiorità del divino sulla razionalità. Dimostrare che anche chi ha professato con la parola e gli atti per tutta la sua vita un ateismo consapevole basato sulla ragione prima o dopo si converte alla religione cattolica (e non ad altra).
Questo tentativo non è nuovo, ma l’ultimo di una lunga tradizione poco nobile. E’ stato esercitato già molte volte nei confronti di note personalità della politica, della cultura, del mondo artistico. I casi più recenti di conversioni sempre in punto di morte avrebbero riguardato Curzio Malaparte, Renato Guttuso, Federico Fellini, Giovanni Spadolini, Enzo Tortora.
E’ noto a tutti che in questi tragici momenti c’è sempre qualche sacerdote che si insinua per recitare una preghiera, impartire una benedizione e anche il sacramento della estrema unzione che quasi mai viene impedito, per spirito di pura tolleranza, da parenti ed amici presenti afflitti dal dolore.
E che dire del moribondo che, distrutto nel fisico e spesso nelle sue facoltà mentali, può non rifiutare come atto di sollievo e rassegnazione alla legge naturale del trapasso definitivo. Ma come si fa a speculare su quello che si può dire o fare nel momento in cui la vita cede il passo alla morte. Momento che tutti sappiamo di dover affrontare ma non sappiamo in quali condizioni.
Queste rivendicazioni della Chiesa Cattolica non convincono nessuno e non aggiungono alcun merito alla sua missione di apostolato tra i vivi. Per chi non ha avuto il dono della fede e ha vissuto secondo ragione, resta comunque incancellabile solo il valore e il contributo del suo pensiero e delle sue opere.